Il Perito Industriale

La storia della Categoria dei Periti Industriali segue di pari passo lo sviluppo economico italiano. Infatti, le trasformazioni del mondo industriale e l’aumento notevole di figure professionali ha fatti sì che i vecchi “quadri” schizzassero fuori dalle fabbriche e scoprissero che il proprio bagaglio culturale poteva essere speso nel mondo della libera professione.
I Periti Industriali di oggi continuano a formarsi presso gli Istituti Tecnici Industriali Statali, conseguendo il diploma di maturità tecnica, dopo aver seguito un corso di studi secondario superiore della durata di cinque, composto, a sua volta, da un biennio di formazione generale ed un triennio di specializzazione, durante il quale il discente matura la formazione professionale adeguata all’indirizzo prescelto.
Sono dei professionisti diplomati o laureati, che hanno alle spalle un iter formativo che prevede il diploma quinquennale di maturità tecnica, o la laurea triennale, esperienze pratiche ed esame di Stato per l’esercizio della professione, insomma un percorso tecnico, scientifico e culturale assai intenso.
Una formazione la loro, fortemente ancorata alla realtà sociale, e che in sostanza è il segreto del successo.
Gli indirizzi specializzati sono ben 26. Cosicché, dopo aver conseguito il diploma di maturità, l’accesso alla professione è subordinato al superamento di un esame di Stato, al quale si viene ammessi solo dopo avere svolto un periodo di praticantato della durata di un biennio.
E’ facile concludere che le specializzazioni dei periti Industriali sono tante e coprono, praticamente, tutto l’arco delle attività produttive. E’ questo che li rende preziosi e che assicura loro guadagni di rispetto.
Tanti di questi giovani diventano tecnici di produzione, responsabili della sicurezza, responsabili di reparti di lavorazione, ecc. Altri, i più ambiziosi e capaci, dopo le prime esperienze di lavoro, tentano il gran salto e diventano titolari di imprese. Imprese, nella maggioranza dei casi, a conduzione familiare, ma sane, in grado di produrre ricchezza per il paese.
Del resto, non è un mistero per nessuno che i meccanismi dello sviluppo economico del paese si legano a tante iniziative piccole e medie.
In ogni caso, anche con riferimento al solo lavoro dipendente, le prospettive che si offrono ai Periti Industriali sono allettanti, soprattutto in alcuni settori trainanti, che sono quelli della meccanica avanzata, dell’elettrotecnica e automazione, dell’informatica, ecc.

In conclusione il paese deve investire e scommettere su questo tipo di scuola ma soprattutto su una scuola di qualità.

C’è insomma un’Italia che studia e lavora, che vede lo studio come preparazione al lavoro, e il lavoro e come completamento dello studio: è l’Italia dei Periti Industriali, un’Italia concreta, che ha voglia di fatti più che di parole.
A questa Italia il paese deve gran parte del suo sviluppo passato; su questa Italia si può contare per costruire un futuro adeguato alle nostre attese.